CHE SOGNI FAI?
La riscossa dei giovani: esprimersi, emozionarsi, contare


Ho trascorso una vita a studiare i sogni
Ne ho sentito il racconto a migliaia, nelle sedute psicoterapeutiche, alla ricerca di tracce importanti per calarmi in storie di traumi e di lutti.
Ho imparato che il dolore (più del piacere) entra nella carne e lascia le sue cicatrici perché corpo e mente sono una cosa sola.
La vita mi ha però portato a dedicarmi a un tipo particolare di sogno, quello allucinato, indotto chimicamente.

Dal 1975, poco più che ragazzo, senza più smettere, mi sono dedicato all’ascolto, all’accoglienza e alla cura di ragazzi e adulti, uomini e donne, che assumono sostanze per “modificare artificialmente il loro stato mentale”, come dice il linguaggio scientifico.
Ci si droga per fabbricarsi dei sogni artificiali, quando la vita reale non ne produce più.
Insegnava così un geniale cantautore, Fabrizio De André, in un suo brano-poesia: «Il cantico dei drogati».
L’abuso di droghe è come:
“Giocherellare a palla / Con il proprio cervello / Cercando di lanciarlo / Oltre il confine stabilito / Che qualcuno ha tracciato / Ai bordi dell'infinito”.
La realtà è allucinata: “Io che non vedo più / Che folletti di vetro / Che mi spiano davanti / che mi ridono dietro”.

povertaPerché giungere a tanto? Siamo finiti in un vortice di vita materiale dove non siamo più capaci di ascoltare:
“Il vento tra le foglie/ Sussurrare i silenzi/ Che la sera raccoglie”.
Si è perso il sogno, quello dei legami tra gli umani e la natura, e non c’è più scampo per l’orrore della vita: “Come potrò dire a mia madre che ho paura?”.
La chimica delle mente, orfana di sogni, diventa: “un fuoco / Che illumina i fantasmi / Di questo osceno giuoco”.

La musica penetrante e profetica di De André indica anche una strada di salvezza: tornare a sognare: “domani luminosi / Dove i muti canteranno / E taceranno i noiosi”. Bisogna ricominciare da capo, dall’abc della vita: “Un alfabeto che sia / Differente da quello / Della mia vigliaccheria”.
Per questo, solo per questo, mi sono dedicato all’accoglienza dei tossicomani e ho intitolato il mio primo libro (1993): “Il piacere di vivere”.
All’origine di tutti i sogni c’è la passione della vita.
Di droga, oggi si parla molto meno perché i farmaci salvavita funzionano.

Siamo tuttavia diventati mediamente più tristi e rassegnati.
Cosa diventa una vita senza sogni e un mondo senza incanto?

A parlare bene dei sogni mi ha insegnato soprattutto la Bibbia.
Questa antica raccolta di libri racconta di un Dio che ama e che parla. Egli dona all’uomo e alla donna la vita perché con loro intende da subito intessere un dialogo. La sua onnipotenza dispone un’inesauribile pluralità di modi comunicativi. Uno sembra però attraversare la storia della fede, nell’Antico come nel Nuovo Testamento: Dio parla nei sogni. Anche i fatti straordinari e tormentati della nascita e dell’infanzia di Gesù sono narrati dal Vangelo con la potenza del sogno e scanditi dalla sua guida sicura.
Tormento e incubo, invece, fu il sogno della moglie di Pilato nel giorno (Mt. 27,19) in cui è Gesù fu catturato e trascinato in tribunale. Ho scritto questo piccolo sussidio perché l’adolescenza è l’età della magia e, dando parola alla bell’età, si può re-incantare il mondo .
Don Domenico Cravero

Il sogno è la via maestra verso la nostra interiorità emozionale.
Noi abbiamo imparato prima a sognare che a parlare.
Lo abbiamo fatto fin dai primi giorni della vita, tra le braccia della mamma, quando ci nutriva con il suo latte che era una cosa sola con il suo amore. Lo sappiamo bene: è più facile saziarci di cibo che di affetto.
La fame del bambino si soddisfa in poco tempo ma, nell’affetto, il bambino è come un recipiente senza fondo: vorrebbe stare in braccio sempre. Per questo è stato inventato il ciucciotto. È di lattice e non secerne nulla. Eppure è il primo oggetto sacro: il bambino succhia, chiude gli occhi e sogna. Sogna di essere in braccio alla mamma. A questo allude il significato originario di fantasia. Questa parola in greco non significa “immaginazione” ma “visione”. La fantasia del bambino è il volto di sua mamma. All’origine tutti i sogni c’è quindi sempre l’amore, l’unica esperienza che completi, ripari e appaghi la nostra vita. Il sogno della vita è quindi l’amore.
Il vivaio dei nostri sogni sono la famiglia e i nostri legami affettivi.

Per parlare esattamente dei sogni bisogna però fare qualche precisazione.
Il sogno non è la fantasticheria. Il sogno accende il desiderio. Vuole che la storia avvenga, la immagina, la anticipa. La fantasticheria si siede ai bordi della storia e aspetta che qualcosa capiti. Anche se tarda il sogno sa che avverrà. Il potere di sognare è all’origine di ogni pensiero del futuro. Il sogno è anche energia e determinazione. Ciò che la mediocrità fa apparire impraticabile e improbabile, il sogno lo rende possibile e lo anticipa. Il sogno è il già del non ancora.

Bisogna però distinguere bene il sogno notturno da quello diurno.
Quello che avviene durante il sono è il lavoro della mente che si “svuota” delle sue inquietudini o si “accende” delle sue pulsioni. Il sogno diurno, invece, è il lavoro dell’immaginazione che rende possibile l’azione, l’assunzione della responsabilità. Freud non è andato fino in fondo nelle sue scoperte sul sogno, si è limitato a quello del sonno. Il sogno notturno contiene, è vero, tracce di memoria da interpretare ma quello diurno è una potenza che mobilita la vita. In questo testo parliamo solo del sogno diurno, che è molto simile all'arte, al gioco e alla religione e che è all’origine di tutto ciò che è bello e sacro.
 Il sogno umano è il luogo in cui si svela la verità dell’umano. Ogni volta qualcosa ci tocca e ci emoziona, si produce un sogno e si accende una fantasia.