Piccole azioni a grande impatto


La morte di Giovanni Battista riempie Gesù di profonda tristezza. Il maestro cerca un po’ di silenzio per ritrovare pace e conforto nella comunione con il Padre: “Partì su una barca e si ritirò in disparte”. Ma subito, attorno a noi, si raduna un popolo che gli porta i suoi malati e gli presenta la condizione della sua miseria. “Gesù senti compassione per loro e guarì i loro malati”.
In due righe l’evangelista condensa un primo insegnamento proprio dello stile di vita di Gesù. “Se vuoi trovare sollievo al tuto dolore, entra nel dolore degli altri. Fatti prossimo”.
I discepoli invece sembrano più presi da problemi organizzativi: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla...”. La richiesta di Gesù di essere loro stessi a farsi carico dei bisogni umani e materiali di quel popolo li sorprende, increduli: “"Qui non abbiamo che cinque pani e due pesci!". Non vedono oltre. Sembra piuttosto diventare evidente il limite della loro comprensione dell’evangelo. Come se la loro fosse una missione esclusivamente “religiosa” che non comprendesse la vita intera delle persone e del popolo. Gesù li voleva invece come lievito nella pasta. Con un gesto imprevedibile e potente Gesù insegna che ai problemi del mondo devono provvedere innanzitutto i credenti. Il maestro, infatti, compie il suo segno attraverso i discepoli: “spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla”. Si spezza il pane per condividerlo. Non c’è altra possibilità, oltre la condivisione, per affrontare la miseria, l’inquietudine, la disperazione. La scena originaria del vangelo è l’annuncio di una Presenza, che Gesù chiamava il Regno: “Dio c’è, ti chiama, chiunque tu sia, apri gli occhi e volgiti a lui” (Mc 1,15). Questo invito è sempre accompagnato da segni di liberazione dal male, in tutti i sensi. La compagnia scelta dal Maestro è parte integrante del messaggio: sono gli emarginati, i malati, i peccatori. La buona notizia consiste nel ripetersi di questa scena: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8). Avviene un ribaltamento: l’inizio della “religione dell’uscita dalla religione” (M. Gauchet) Il sacro separa e include, il santo invece unisce senza annullare. Non serve aggiungere parole per rendere esplicito il nome di Dio. Parlano i gesti: “alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani...”. Si affrontano i problemi del mondo come si celebra l’Eucaristia. Piccole azioni, possibili a tutti, a grande impatto. La condivisione infatti è il linguaggio di Dio. È il modo efficace per vivere sulla terra. “Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati”. Ognuno secondo il suo bisogno e quello che sopravanza va portato ai poveri.
ore 19 Assemblea ASG a Poirino (parrocchia)

 




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