Camminando s'apre il cammino
Triste scena quella dell’incontro di Gesù con i suoi compaesani. All’inizio c’è la grande attesa di rivederlo, di sentirlo, di ammirarne le grandi doti, di verificare la verità della stima raccolta nei paesi vicini dal rabbi Gesù. Ma è tutto solo curiosità. Non c’instaura la fiducia, non c’è possibilità di fede. L’ammirazione si cambia in perplessità, la perplessità alla fina diventa rabbia. Il dubbio riguarda proprio la sa persona e quindi il suo messaggio, l’evangelo. E’ il figlio del carpentiere, come fa a parlare in quel modo? Chi pensa di essere? Se uno nasce falegname, rimarrà falegname per la vita. Non c’è spazio alla trascendenza, alla novità, al vino nuovo, come pretende il maestro. La rabbia diventa violenza. Gesù appare loro insopportabile. L’inizio della sua missione si scontra subito con il rifiuto. I suoi primi conoscenti gli ordiscono un attentato (“buttarlo giù”). Ma non è ancora la sua ora.
Questo rifiuto risoluto del Maestro anticipa quello che sta avvenendo nel nostro tempo nella crescita progressiva dell’incredulità dei giovani e degli adulti. Nelle nostre assemblee domenicali ci sono dei vuoti evidenti: mancano le giovani famiglie, mancano i ragazzi e i giovani. Ogni volta è la stessa tristezza del rifiuto di Nazareth. Sta avvenendo, in senso ben diverso da quello raccontato da Paolo nella lettura di oggi: “Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato”. Nella pratica delle nostre famiglie (dove in maggioranza non si prega più, non si legge la Bibbia, non si frequenta la comunità domenicale) la religione è presentata e vissuta (in modo esplicito o implicito) come cosa da bambini, che quindi crescendo è normale abbandonare. Manca la fede adulta. Questa pesante perdita ha molte cause. Alcune sono legate al fallimento della nostra catechesi e alle controtestimonianze dei credenti e della chiesa. Altre vanno però riferite alla figura dell’adulto del nostro mondo postmoderno: dispensato dalla responsabilità generativa, dalla cura del futuro del pianeta, dal disinteresse dell’Altro e del bene comune, dall’abbandono della devozione religiosa.
Che cosa fare? Come Gesù: “passando in mezzo a loro, riprese il cammino”. Dobbiamo ritornare all’essenziale del vangelo. Il cammino si apre camminando. La direzione l’ha traccia oggi, Paolo nella meraviglia del suo inno all’agape.