Fede e idolatria
Il ragionamento di Pietro è perfetto. Ha appeno fatto la sua professione di fede ed è stato riconosciuto dal Maestro come solido come una pietra. Gli è stato affidato un incarico: tenere le chiavi, cioè prendersi cura, reggere tutta la comunità (Su di te edificherò la mia chiesa”). Pietro parte subito deciso a guidare il gruppo, a “mettersi davanti” per segnare il cammino. Gesù confida ai dodici la verità delle cose: i giorni sono contati. Le autorità e i leader del popolo hanno deciso di eliminare Gesù. L’intento lo avevano già dichiarato da tempo ma ora sono pronti: “Il Figlio dell’uomo sarà ucciso”. La sconfitta è totale. Pietro però non ci sta: “Ma che cosa dici? Abbiamo lasciato tutto per stare con te, finora hai avuto successo e riconoscimento in mezzo alla gente! Non puoi darti per sconfitto. Se catturano te, siamo finiti anche noi! Piuttosto evitiamo di andare a Gerusalemme. Ritiriamoci in una regione più sicura…
Per Gesù, il ragionamento di Pietro è diabolico. Lo richiama di nuovo alla realtà: “stai dietro a me. Mi sei di scandalo”.
Davanti a noi ci sono sempre due strade: scegliere secondo ciò che conviene (o è utile) o secondo ciò che è giusto?
Era giusto tacere o parlare davanti ai capi? Scappare o andare avanti? Rinunciare o andare fino in fondo?
Il medesimo dramma lo visse Geremia. Secondo la mia indole (spesso scambiata per vocazione) lui avrebbe volute stare in campagna, vivere in pace con tutti, fare l’agricoltore e sposarsi. Seguì ciò che comprendeva essere giusto, che gli si presentava forte e incontenibile come il fuoco e lo travolgeva come una passione (si sentiva come sedurre, dice il testo). Non realizzò nulla di ciò che tanto amava: non si sposò, non face il contadino, non abito in campagna, visse in conflitto fino alla fine dei suoi giorni.
Scegliere ciò che è giusto può essere molto diverso da ciò che conviene. Tutta la storia (ex post) lo dimostra: “chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Il vero coincide con il giusto che è l’unico criterio della vita e viene prima ancora dell’amore (si possono amare cose non giuste, o in modo non giusto e non è più amore). Il resto è vanità. La bibbia non conosce l’ateismo. Considera solo due alternative o Dio (il Giusto) o gli idoli (l’inganno). I profeti non concedono nulla alle nostre auto-illusioni consolatorie. Gli idoli sono ruffiani e cercatori di ruffiani. I profeti mai.
Ascoltare la voce del Dio biblico è lasciare la nostra terra verso altro: abbandonare le sicurezze per occuparci di giustizia.
Viviamo il tempo della fine della critica al capitalismo, proprio ora in cui il capitalismo globalizzato, finanziario e tecnologico ha raggiunto il suo strapotere. Non riusciamo a vedere la questione etica del mondo perché ci manca la categoria di bene comune e di beni comuni. Eppure nessuno come ora ha conosciuto i mali comuni: guerre mondiali, epidemie, terrorismo, atomica. Non abbiamo imparato il bene comune ed è passata la civiltà dell’interesse privato (e dei mali comuni).
Oggi c’è un bisogno estremo e vitale di profezia. Ci vogliono persone che ne assumano le conseguenze, per guarire il mondo.
Se il dolore per il proprio insuccesso o la preoccupazione di offendere e urtare gli ascoltatori avessero frenato le parole di Gesù ( e prima quelle dei profeti), noi non avremmo oggi parole forti e credibili per denunciare le idolatrie delle religioni e degli ateismi del nostro tempo. Cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, insegnavano i profeti (Is 1,16). “Beati voi poveri…” diceva Gesù. Agire a favore dei poveri è la sola possibilità per un’autentica vita religiosa. La condizione del povero dentro le comunità di fede è il primo criterio di autenticità. Le esperienze religiose che dimenticano i poveri al punto da non vederli sono idolatrie. Si può diventare idolatri anche insieme ai poveri, ma non si segue il Dio biblico senza i poveri. Pregare cantare lodare e perdere contatto con i poveri, non impegnarsi a cambiare le leggi e a migliorare le condizioni, è già idolatria. La sola strada che ci conduce lontano dagli idoli è quella percorsa insieme ai poveri.