Come il sale nel cibo
Il vangelo di questa domenica ci offre alcuni aspetti importanti dell'esistenza cristiana. Sono almeno tre: la pubblicità, l'universalità, la trasparenza. Queste qualità dicono lo stile dell'agire cristiano. Per il vangelo, lo stile è importante come il contenuto.
La prima regola: il bene si deve vedere, senza "farsi vedere". Non deve fare notizia, deve costruire umanità. Gesù diceva: "non sappia la tua destra ciò che fa la sinistra" ma anche "quello che vi dico all'orecchio gridatelo sui tetti". La luce, per sua natura, è fatta per illuminare, per mostrarsi visibilmente e pubblicamente, non per nascondersi: «davanti agli uomini». La metafora del sale è chiarissima: nel cibo il sale sparisce ma si sente, fa la differenza. Il sale non aggiunge un gusto ma esalta quelli del cibo. Proprio così: Dio non si impone, Dio esalta. Ci fa brillare!
La seconda regola: l'universalità. Il vangelo è per tutti. E' il dono di Dio all'umanità. L'universalità di Gesù inizia dal basso, dagli ultimi: non per trascurare i primi, ma per dire che anche gli ultimi devono essere primi. Gli operai dell'ultima ora - come racconta la parabola (Mt 20,1-16) - hanno ricevuto la stessa paga dei primi.
La terza nota è la trasparenza. I discepoli devono compiere «opere buone» che distraggano l'attenzione da chi le compie per indirizzare unicamente verso il Padre: «Vedono le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli». Così è stato Gesù nelle sue parole, nelle sue opere e nella sua persona: la trasparenza del Padre.
Meditando queste parole del Vangelo, i cristiani nella storia hanno costruito le loro chiese, quelle di campagna come le grandi cattedrali, come metafora della presenza cristiana nel mondo. La chiesa è costruita in alto, nei luoghi più belli del territorio. E' sulla piazza, sotto lo sguardo di tutti. Non si impone, non costringe, crea una scena che fa piacere vedere. È costruita per essere bella, in modo che tutti possano gustarla. Qualcuno soffermandosi, si domanderà: “Se è così bella fuori, come sarà dentro?”. E scoprirà che, dentro, non è più questione di forme e di colori, di suoni e di emozioni. Dentro c’è la presenza dell’Invisibile. Lo splendore e l’incanto della facciata è solo un segno: non si fissa il dito che indica la luna, si guarda la luna.
Anche la liturgia è questione di stile: è la costruzione di una bella facciata che invita ad entrare dentro. Il profilo, la qualità e l’eleganza della forma non sono secondarie. Non sarebbe consona alla sua natura di segno, l’attesa di contemplare Dio faccia a faccia, se contenesse solo esortazioni e commenti, gesti e azioni e mancasse della cura della forma.
Persuade il sostare a gustare ed ammirare qualche cosa che ha stile ed eleganza. Non basta lasciarsi andare all’emozione: l’ispirazione selvaggia o l’impeto del momento non diventano di per sé stile, non lasciano l’eco interiore di ciò che è giusto e bello, buono e degno. Lo Spirito è forza di intelletto, è principio di sapienza: una grandezza dell’anima che rende puro e lucido l’occhio e lo fa capace di discernere ciò che vale e lo aiuta a vedere in ogni cosa bella una traccia della Grazia che ha il potere di salvare.
E' evidente l'insegnamento di Gesù oggi: essere delle belle persone, umili, discrete, autentiche, secondo lo stile della cattedrale. Senza "disturbare" possono diventare un invito "a entrare".
Il mondo sta diventando violento, c'è bisogno di belle persone, di quella bellezza che salva il mondo!