Il bello che non inganna
Le cose più belle, più grandi o anche le più tragiche della nostra vita… noi non riusciamo ad esprimerle con delle parole. Ci prende dentro un’emozione forte e non ci vengono le parole… ci vengono le lacrime. La fede appartiene alle cose belle e grandi della vita. Non ci sono quindi parole per spiegare la fede.
È vero che san Pietro dice che dobbiamo sempre essere pronti a dare ragione della speranza che abbiamo, delle cose in cui crediamo… è anche vero che cerchiamo di approfondire la fede per essere capaci ad avere le parole giuste per indicare ciò in cui crediamo… tuttavia le nostre parole, i nostri pensieri non esauriranno mai la grandezza della fede. Infatti noi diciamo che la fede è Grazia, è Dono:
La fede è incontrare Gesù… e stare a faccia a faccia con Lui, portando dentro di noi e farne l’esperienza.
Davanti al Signore noi siamo – se il Signore ce lo concede – come Pietro, Giacomo e Giovanni, che balbettiamo parole senza molto senso: infatti non sapeva, Pietro, quello che si diceva. Esprime piuttosto delle emozioni: «Maestro, è bello per noi stare qui». Quando noi incontriamo il Signore, quando lasciamo che la sua Parola entri in noi… se quella è stata una esperienza autentica di incontro anche a noi verrà spontaneo dire: “È bello!” E forse, la risposta più immediata, più sinceraa chi ci domandasse ragione della fede.
La bibbia chiama il lavoro del maligno un inganno: farci vedere ‘bello’ quello che bello non è. La conversione consiste allora nell'imparare a distinguere il bello dal brutto. Non permettere che qualcuno ci inganni, non autoingannarci sulla gravità del brutto e sul fascino del bello.
Potremmo ancora dire che tutto quello che è bello nella nostra vita ci porta a Dio. Anche vedere un bel film, ascoltare della bella musica, coltivare delle belle amicizie… Appassionarci di tutto ciò che è bello e semplice è una strada che ci educa e ci porta verso il divino. Nello stesso tempo, più frequentiamoGesù, più lo ascoltiamo e ci appassioniamo di Lui, più diventiamo belle persone e coltiviamo in noi il gusto del bello.
La Chiesa può quindi essere proprio il luogo dove si educa al bello, soprattutto attraverso la liturgia, attraverso luoghi tempi e cose che ci aiutano ad esprimere il fascino, l’incanto e la bellezza di Dio.
Il Vangelo ci accompagna però capire più in profondità. Bellezza non coincide con godimento estetico. Il suo criterio assoluto è la croce ("Ascoltatelo!...)
Ma può il crocefisso, quell’uomo, svergognato e sfigurato, a essere bello? Tutto ci ripugna all'idea. Eppure c'è la sia ragione. Contemplando la croce s'mpara a cogliere il fascino della bellezza: quel volto è l'icona di un amore smisurato! Non sono i lineamenti più o meno armoniosi del volto a rendere bella la vita. Ciò che fa belle le persone è esclusivamente l’amore. Non la pulsione, non il desiderio… non il fascino dell’esteriorità! Soltanto l’amore.
Imparare a distinguere ciò che vale da ciò che non vale attraverso il criterio della croce: è l'autentico creterio del bello.