Adorazione e meraviglia


Il mattino presto del giorno dopo il sabato: il masso rotolato via e il sepolcro vuoto. Tracce di un cadavere che prima c’era e adesso non c’è più. Null’altro. Chi cercasse nella risurrezione un miracolo grandioso e stupefacente troverebbe nel racconto del Vangelo soltanto il silenzio. Morte e risurrezione sono accomunate da un’unica caratteristica, la caratteristica evangelica: la debolezza!
Questo racconto si fonda sulla testimonianza di un gruppetto di donne che va al mattino presto a rendere un gesto d’onore a quell’uomo che avevano tanto amato. Donne inaffidabili (per legge le donne erano inabili a deporre) incredibili ma credenti.
La fede che ha percorso il mondo, che ha cambiato la storia del mondo, che è arrivata fino a noi… è nata così: da un messaggio che non “poteva” essere creduto.
Ma cos’è allora la Pasqua, se non può essere raffigurata e neppure “detta”?
Noi abbiamo parole, immagini per parlare della morte di Gesù e il segno di Cristo rimane per sempre il crocifisso. Ma noi non abbiamo parole e non abbiamo neanche immagini per parlare di Gesù risorto. Su questo il Vangelo è molto preciso: l’unico segno di Cristo risorto, il segno visibile è un sepolcro vuoto, una pietra rotolata via.
Eppure dopo quella scoperta, dopo quel mattino avviene il rovesciamento di ogni cosa.
Pietro diventa improvvisamente coraggioso, scende nella piazza, parla davanti a tutti. Non ha più paura di seguire il Cristo crocifisso… sarà lui pure crocifisso a Roma, qualche anno dopo.
Prima i discepoli erano divisi tra loro e invidiosi, anche durante l’ultima cena; ora stanno insieme, pregano, mettono ogni cosa in comune, sono un cuor ed un’anima sola.
E anche la gente, man mano che riconosce il Cristo risorto, cambia radicalmente. Non segue più il canone della vigliaccheria, come è capitato davanti al tribunale di Pilato. E quel piccolo gruppo incomincia a porre dei segni evidenti di cambiamento radicale nella persona e nella società. Cominciano a circolare messaggi, parole e gesti di grande solidarietà che invadono il mondo, a partire da come i primi cristiani vivevano; e di lì a poco, anche in mezzo a prove e persecuzioni.
Quel messaggio di pace rovescerà il mondo; farà cadere un potere che sembrava intramontabile: quello della Roma eterna. La Pasqua è concreta. Ha ragione Tommaso: si può vedere e toccare. La fede cristiana si è diffusa di concretezza in concretezza. Perché i discepoli vivono così? Da dove il loro movente di vita? Allora come oggi, sono queste le domande. Colpiti da ciò che si constata.
Eppure, ecco il Mistero, tutto viene dalla fede, nasce esclusivamente da Dio: “Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede”.
Tommaso deve arrendersi: “non essere più incredulo ma credente!”. E il discepolo dubbioso fino all’incredulità formula la preghiera più perfetta: «Mio Signore e mio Dio!». Lo stupore dell’adorazione e la meraviglia della vita. questa è la divina misericordia


 




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