Risorgere ogni giorno
“L’animale nasce una volta per tutte, l’uomo invece non è mai nato del tutto” . La creatura umana nasce mancante. Non solo siamo costretti a percorre un primo lungo arco della vita senza capacità di autonomia fisica e mentale, ma dobbiamo faticosamente crearci il nostro essere. Non troviamo nulla già pronto, a nostra misura, dobbiamo inventarcelo. La realtà ci resiste. Se non impariamo ad adattarci e mantenerci liberi soccombiamo.
L’esperienza umana è una continua offerta di occasioni, un inesauribile dischiudersi di potenzialità. Ce le offre la vita, attraverso il dono degli altri, ma dobbiamo anche guadagnarle, meritarcele. Siamo costretti ad affrontare la fatica di “generarci” di nuovo, nella speranza di essere ancora “generati”. Queste potenzialità sono già contenute all’inizio della vita, nel bagaglio genetico, culturale (e religioso) che riceviamo, ma vanno coltivate e attualizzate. Questa passione di portare a compimento ciò che portiamo dentro solo in abbozzo, questo desiderio di nascere del tutto si chiama “speranza”. Grazie a essa siamo creature dei nostri sogni, rinasciamo a ciò che non vediamo ancora, perseguiamo ciò che non possiamo verificare.
Consiste in questo il piacere di vivere. La speranza è sostanza della nostra vita, il suo fondo ultimo. È la forza che ci fa sempre ricominciare, nell’alternanza dei nostri “dis-nascere” e “ri-nascere”, di fuggire la fatica del tempo e la volontà di abbracciarlo tutto intero.
Questo “sempre ricominciare” non ci avviluppa nella rete di un eterno ritorno ma nel desiderio di ri-andare a quell’inizio che ci ha fatto essere, a quella nascita che ci ha costituiti. L’esperienza umana è un’irradiazione della vita che rinasce da un fondo di mistero, che la rende sacra, che costituisce il fascino e la bellezza dell’essere umani.
Un cammino che non portasse da nessuna parte, che si piegasse circolarmente su sé, diventerebbe un labirinto che esaurisce la vita
“Chi sa che l’altro può cambiare spera sempre che sia possibile una maturazione, un sorprendente sbocciare di bellezza, che le potenzialità più nascoste del suo essere germoglino un giorno”. ”Questa stessa fiducia rende possibile una relazione di libertà. L’amore ha fiducia, lascia in libertà, rinuncia a controllare tutto, a possedere, a dominare” (AL 115)
Sulla strada stretta dell’amore i cristiani, nelle loro famiglie e comunità parrocchiali, devono sempre ritornare da capo. Il comandamento nuovo rimane ogni giorno incompiuto . L’amore può durare o, come tutte le esperienze sublimi della vita, vive la sua parabola evolutiva destinata al tramonto? Perché la passione d’amore, prima così irresistibile, può diluirsi fino a spegnersi? L’amore esiste? Le parole degli amanti diventano poi realtà? Le dolci parole d’amore pronunciate in casa diventano vita quotidiana? Come può avvenire che una promessa d’amore possa smettere di rigenerarsi, ad un certo punto, ridursi ad un’”abitudine”?
I cristiani vivono come tutti l’epoca della corruzione dell’amore: un mondo di sicurezze è tramontato e si è instaurata la società dell’amore liquido.
La crisi dell’amore in parte diventa smembramento della coppia, in parte risentimento reciproco in casa, in parte fallimento dell’educazione. Si diffonde e si amplifica ogni giorno una rivoluzione silenziosa, dove la libertà, concepita nei suoi significati individuali, concreti e quotidiani, rimette in discussione i fondamenti della società. Delle antiche certezze (il bene comune, il senso della vita come vocazione, la sessualità come mistero), non rimangono, nella descrizione pubblica, che frantumi e macerie (il profitto, la vita come prestazione, il corpo come manipolazione, l’infedeltà affettiva), dove si corrompono valori che prima erano considerati sacri, come l’amore, la lealtà, il legame interpersonale.
La vita ci è donata se rinasciamo ogni giorno.