Fare degli scarti una meraviglia


Come è capitato a Gesù può avvenire di essere considerati e trattati come “scarto”, non solo in condizione di minorità ma anche di disprezzo e di stigma.
La condizione di scarto, liberata e portata nella solidarietà, può diventare la “levatrice di una nuova storia”, parafrasando quanto C. Marx attribuiva alla violenza. La resilienza che si sviluppa dalla vulnerabilità è il banco di prova di una rinnovata coscienza di sé, segno di una società umanizzata. Dallo scarto può nascere una cultura ardita, tesa a una giustizia e solidarietà rigorosamente universali. Può svilupparsi una coscienza sociale contro l'apatia e l'indifferenza, capace sia "all'indietro", verso i dolori e le speranze trafitte del passato, sia "in avanti" come progetto e profezia.
In Gesù il movimento di dono di sé diventa estremo e l’umiliazione di Dio nella storia, incomprensibile.
Può il significato della croce assimilarsi con la ragione umana, si domanda G. Ruggieri?
“La ragione della fede non è assimilabile con l’altra ragione ma è comunicabile, può farsene carico, identificandosi, in quella continua umiliazione di Dio nella storia umana che è l’inculturazione”.
Si può trasmettere il messaggio di Gesù e rispondervi, perché il linguaggio dell’amore non è mai del tutto estraneo all’esperienza umana, anche la più miserevole. Nei corpi, nelle menti e nei cuori che soffrono la condizione sociale dell’abbandono, è possibile entrare nel mistero di Cristo fino ad accogliere la sublimità dell’amore divino, di cui quello umano è riflesso e conseguenza. Finché si riesce a vivere l’amore, lo scarto è percorribile come via di comunione e cammino di salvezza.
Chi segue Gesù cerca non solo di farsi carico della vulnerabilità, ma di trasformare il mondo identificandosi nella debolezza, facendo opera d’inculturazione, nei servizi di accoglienza e di cura, nei centri d’ascolto, nella comunicazione sociale, nella testimonianza personale. L’ideale evangelico è alto e sorpassa ampiamente la mera assistenza. Secondo l’indicazione e l’esempio di Gesù, infatti, si tratta di “fare degli scarti una meraviglia” (Mt 21,42). Accogliere una persona ferita è un atto di fede nella risurrezione: quella persona è amata da Dio in modo unico e particolare, perché identificabile a Gesù sulla croce, che il Padre ha liberato dalla morte nella risurrezione. Il corpo rifiutato, accolto e curato, è sempre annuncio della Pasqua. Facendo dei vulnerabili una meraviglia si rende evidente che quel povero è importante per noi ed essenziale per il futuro dell’umanità.

 




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