Eccomi
Nell’incontro con la Grazia il rapporto con il mondo prende la forma della relazione affidabile, del presentimento della possibilità di una vita buone e felice, del possibile darsi della verità, della risposta sicura all’attesa di senso.
La fede, che rintraccia i tratti del divino all'interno dell'esperienza quotidiana e li celebra nel rito, è anche la religiosità che si manifesta come aiuto formidabile nel sostenere la fatica della vita.
Il frutto più appassionante dell'atteggiamento religioso è la fiducia positiva nella vita, è la "forza della fede", esatto opposto della fuga dalla realtà, quella che fa dire al credente:
"ho fiducia che ciò che sta al di là di questo mondo significhi qualcosa di buono per me; ho fiducia che Dio, che è il Signore di questo e di tutti i possibili mondi, non abbandonerà la sua creatura"
La meraviglia accoglie il fascino del totalmente Altro, e, la persona, abbandonandosi, ritrova se stessa. Lo stupore di Giobbe che, all’estremo della sua lotta si porta la mano alla bocca (“ad os”) e tace adorando, insegna che il percorso ascetico raccomandato dai suoi amici ignora l’esperienza della gioia. La persona prende coscienza di sé attraverso alla gratuità con cui è accettato e amato, mediante un evento di grazia. Essa istituisce un cammino, incalcolabile ed imprevedibile, verso orizzonti che stanno ancora e sempre oltre.
Restare immobili, non distogliere lo sguardo, non cessare di stare in ascolto, in attesa, senza neppure sapere di che cosa, sono alcuni dei momenti rischiosi che segnano il passaggio a una accettazione piena, senza alienazioni, della propria condizione e preparano, al tempo stesso, un incontro che non è dato alla persona stabilire perché appartiene esclusivamente al dominio della Grazia.
"Non dipende dall'anima credere nella realtà di Dio, se Dio stesso non le rivela questa realtà Invece mettere in dubbio che Dio sia la sola cosa che meriti di essere amata e distoglierne lo sguardo è un delitto di tradimento", perché misconoscimento consapevole della propria esperienza, autoinganno, menzogna" (Simone Weil).
Chi prega vuole qualcosa di più della vita della mera materialità, nega che il caso e la necessità spieghino il tutto dell’esistenza, non si rassegna all’inevidenza in cui il mondo e la storia chiudono la presenza di Dio. Chi prega afferma il desiderio di stare “davanti a Dio”, abitando un confine che non dà ancora accesso all’ordine definitivo delle cose e chiede con insistenza che giunga il Dio già presente nel ordine provvisorio del mondo.
Tutto questo ce lo insegna l’”eccomi” di Maria. Non solo Maria crede ma è entusiasta di credere. La festa di oggi prefigura il Natale del Signore, dove “Dio si è fatto come noi per farci come lui”.
Nulla di meno.