Piena di Grazia


Oggi onoriamo Maria e la riconosciamo come afferma il vangelo come la “piena di grazia”. Maria dal principio alla fine della sua vita è vissuta sempre e completamente per Dio. Ha vissuto di Lui. Il suo “Eccomi” è la parola che riassume precisamene l’atteggiamento della fede. Credere significa arrendersi (dalla pretesa di fare da sé), consegnarsi (affidarsi, smettere di preoccuparsi di sé) decidersi a lasciarsi fare dalla Grazia (mettere seriamente in discussione il proprio comportamento). Il frutto della fede è l’Amore (inteso come opera della Grazia).
Nell’incontro con Dio, il rapporto con il mondo prende la forma della relazione affidabile e diventa Grazia, cioè presentimento della possibilità di una vita bella, buona e felice. Grazia equivale a Bellezza, pienezza del darsi della verità, risposta sicura all’attesa di senso.
Il frutto più appassionante dell'atteggiamento religioso è la fiducia positiva nella vita, è la "forza della fede" che aiuta a rintracciare i tratti del divino all'interno dell'esperienza quotidiana e li celebra nella preghiera e nella lode. Esattamente come ha fatto Maria. Grazia (bellezza e gratuità di Dio) è anche la religiosità che si manifesta come aiuto formidabile nel sostenere la fatica della vita, esatto opposto della fuga dalla realtà. La grazia fa dire al credente: "Ho fiducia che ciò che sta al di là di questo mondo significhi qualcosa di buono per me; ho fiducia che Dio, che è il Signore di questo e di tutti i possibili mondi, non abbandonerà la sua creatura".
La meraviglia della Grazia trasmette il fascino del totalmente Altro e il credente, abbandonandosi, ritrova se stesso. Lo stupore di Giobbe che, all’estremo della sua lotta si porta la mano alla bocca (“ad os”) e tace adorando, insegna che il percorso ascetico raccomandato dai suoi amici ignora l’esperienza della gioia. La persona prende coscienza di sé attraverso alla gratuità con cui è accettato e amato, mediante un evento di grazia. Essa avvia un cammino, incalcolabile ed imprevedibile, verso orizzonti che stanno e sempre oltre. La domanda di Maria: “Come è possibile?”, la sua constatazione oggettiva: “Non conosco uomo” trovano una risposta in un futuro che non poteva essere immaginato: “Lo Spirito Santo scenderà... su te stenderà la sua ombra”.
Restare immobili, non distogliere lo sguardo, non cessare di stare in ascolto, in attesa, senza neppure sapere di che cosa, sono alcuni dei momenti rischiosi che preparano un incontro che non è dato alla persona stabilire perché appartiene esclusivamente al dominio della Grazia.
"Non dipende dall'anima credere nella realtà di Dio, se Dio stesso non le rivela questa realtà. Invece mettere in dubbio che Dio sia la sola cosa che meriti di essere amata e distoglierne lo sguardo è un delitto di tradimento" (Simone Weil). Sarebbe un misconoscimento consapevole della propria esperienza, un autoinganno, una menzogna.
Chi prega vuole qualcosa di più della vita della mera materialità, nega che il caso e la necessità spieghino il tutto dell’esistenza, non si rassegna al silenzio e all’inevidenza in cui il mondo e la storia chiudono la presenza di Dio. Chi prega afferma il desiderio di stare “davanti a Dio”, abitando un confine che non dà ancora accesso all’ordine definitivo delle cose e chiede con insistenza che il Signore arrivi, che sia già presente nell’ordine provvisorio del mondo.
Tutto questo ce lo insegna l’”eccomi” di Maria. Non solo Maria crede ma è entusiasta di credere. La festa di oggi prefigura il Natale del Signore, dove “Dio si è fatto come noi per farci come lui”. Nulla di meno.

 




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