Non abbandonarci alla tentazione
Il tempo quaresimale è azione dello Spirito che ci prende, ci allontana per un momento dalla nostra quotidianità per condurci nel deserto. Ci chiede di riflettere di più sulla nostra vita, di lasciare emergere dentro di noi domande e interrogativi, anche difficili di cui non vorremmo sentir parlare.
Questo tormento può essere chiamato “tentazione”, quando ci è chiesto di scegliere tra una certa tendenza che ci trascina verso il basso e la voce dello Spirito che ci eleva al vero e al giusto.
Il Vangelo ci indica tre tipi di tentazioni. Li possiamo riferire facilmente alla nostra vita.
C’è una prima tentazione, che penso riguardi tutti, ma in modo particolare gli adulti.. «Quando furono terminati quei giorni… ebbe fame ». Tutti noi abbiamo fame, fame di cose: noi non possiamo vivere senza le cose. Gran parte della vita dell’adulto è spesa per questo: guadagnarsi le cose e predisporre per sé, e soprattutto per i figli, ciò che è indispensabili per vivere. Le preoccupazioni materiali possono però diventare un vortice che ci sommerge. Occorre non dimenticare l’essenziale: «Non di solo pane vivrà l’uomo!».
C’è , poi, una seconda tentazione: l’ossessione della morte rimossa nell’arroganza e nella ricerca del potere. Questa tentazione riguardi in modo particolare i giovani e gli anziani, per motivi diversi, ma ugualmente forti.
I giovani perché, nel pieno del loro vigore, della loro intelligenza, non possono evitare la domanda: «Che ne farò della mia vita se poi si muore? Che senso ha la fatica del crescere se, ad un certo punto, si tramonta e si finisce? ». Non è possibile per un giovane scansare la domanda, che l’intelligenza impone dentro di lui. Era la domanda del giovane ricco: « Cosa debbo fare per avere la vita eterna? ». «Cosa posso fare nella mia vita che non sia travolto dalla morte? Cosa posso compiere… che il tempo non consumi? ». Molte delle distrazioni giovanili sono suscitate dalla rimozione di queste domande drammatiche.
Gli anziani sono ugualmente portati a questa domanda, non tanto perché siano più vicini alla morte, ma perché avendo una vita meno impegnata dal lavoro e dalle preoccupazioni della famiglia, allora questo interrogativo emerge di più: « Cosa bisogna fare di fronte all’angoscia della morte? ».
Non serva “scappare via”; è di grande aiuto ripetere la parola della Bibbia: « Solo al Signore tuo Dio ti prostrerai, Lui solo adorerai! ». Se spendi la tua vita per Dio, per le cose di Dio, puoi stare sicuro, la tua vita vale! Non verrà annullata dalla morte. Quanto invece alla potenza, alla gloria, all’immagine sii sicuro: non valgono!
Infine, un’ultima tentazione. Satana si prende gioco di Gesù e gli dice: « Buttati giù, se sei veramente il Figlio di Dio… vedrai non ti capiterà nulla ». Potremmo tradurre questa tentazione così: “la tentazione di intendere la vita solo come divertimento, solo all’insegna dei propri bisogni, delle nostre esigenze”. Mettere il nostro Io al centro e sfidare la vita: me la devo spassare, mi debbo divertire, devo pensare al mio interesse, al mio comodo; scansare la fatica, ridere della pesantezza della vita: prendere della vita solo il bello, buttare via quello che non piace.
« Non tentare il Signore Dio tuo » è la risposta che vale. Non pensarti onnipotente, sei una creatura! Se spendi la tua vita per gli altri e per Dio, la tua vita non si consuma invano.
Siamo fragili di fronte alle tentazioni. Dio però è fedele (cfr. prima lettura). Con le parole di Gesù gli domandiamo di “non abbandonarci alla tentazione”.