Non temere, piccolo gregge


L’assemblea radunata nel nome della Trinità è il luogo dove incontrare il Dio di Gesù, il crocefisso risorto. La fede può dirsi in poche parole (la formula della Trinità) e in un solo gesto (quello della croce). Il mondo può così comprendere che il messaggio cristiano è, in realtà, molto semplice ed essenziale. Non tutte le assemblee possono raccontare questa straordinaria semplicità. Non i gruppo chiusi e campanilistici, non le comunità centrate sull’affetto (cioè tenute in piede da un’esperienza psichica), non le assemblee autosufficienti e supponenti, che non ritengono di aver bisogno di conversione e che quindi rendono inutile venuta di Cristo (Lc. 15,7).
Per tenere viva la speranza che la vita è più forte della morte, per rassicurare che l’esistenza non è nelle mani di un cupo destino ma ha un’origine di luce, per incoraggiare che il senso dell’esistenza è l’amore, Dio ha voluto aver bisogno di un popolo. Questo è un cardine della storia della salvezza. “La notte della liberazione, desti al tuo popolo, Signore, una colonna di fuoco, come guida in un viaggio sconosciuto e come un sole innocuo per il glorioso emigrare” (Sap. 18,3)
Il Sacramento realizza ciò che simbolizza: sull’altare si celebra la vittoria sulla morte, la liberazione dalla notte di una vita senza senso. A chi prega è dato un tempo e un luogo in cui sperimentare, attraverso l’affetto divino, che la morte non è più il cupo destino dell’esistenza. La fede che riconosce il Signore lì presente attesta che la paura della morte può essere umanamente portata, annullandone il potere distruttivo. Liberati dal terrore della morte si sperimenta, così, la pace, accolta come il dono più prezioso.
Pace è liberazione dalla paura: "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno”. È attesa costante della misteriosa presenza di Dio: “Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze”. La speranza si fonda sul fatto di sapere che Dio è lo scopo della vita: “dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.
Pace è anche liberazione dai pregiudizi, dalle grettezze, dalle chiusure della mente e del cuore: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma”.
La fede, tuttavia, raggiunge la sua verità più profonda non tanto quando diventa preghiera che “offre la vita” (affida a Dio i suoi bisogni), quanto piuttosto quando consegna totalmente se stesso, prima e indipendentemente da ogni bisogno e lascia ogni cosa a Dio, rinunciando a ogni calcolo: “Padre, io mi abbandono a Te, fa' di me ciò che ti piace. Qualsiasi cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto (…) Rimetto l'anima mia nelle tue mani, te la dono” (Charles de Foucauld).
Essere pronto a ogni cosa, accettare tutto, rimettere l’anima, sono tutte disposizioni che corrispondono al morire. Consegnare lo spirito nelle mani del Padre è, infatti, la preghiera di Gesù nella sua agonia.
La preghiera nuda e pura dona al Signore “la propria morte”, offre la rinuncia a mettere l’io al primo posto, presenta a Dio la propria totale “mancanza”.
Nella misteriosa sicurezza della fede, la consegna è totale e nessuna notte può più fare paura: “Mio Dio, non mi accordare nulla, anche se imploro, l’amore che ho per Te non ha bisogno di speranza” (Teresa di Gesù).
Offrire la morte comprende non soltanto la consegna della vita ma raggiunge nel suo gesto anche il dono di ogni desiderio e di ogni attesa. È l’affidamento totale delle persona, la massima espressione della fede: “Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”. (Rom. 14,8).
E' indispensabile “offrire la morte” per dare un senso alla vita e assumersene, in qualche modo, la responsabilità. Solo in questo totale abbandono ci si mette al riparo dal potere distruttivo della solitudine e la certezza dell'Amore introduce nella compagnia umana. L’offerta orante della morte permette gradualmente, giorno dopo giorno, di assumere la solitudine della vita. All’offerta che il credente consegna corrisponde, come sempre avviene nella preghiera, l’inaspettata pienezza del dono che si riceve. Si realizza qui, in senso pieno, la promessa di Cristo: “Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc. 6,38).

 




TITOLO del Commento:


COMMENTO: