Ciò che tarda avverrà
Una donna che smarrisce il borsello e teme di aver perso il suo denaro. Un agricoltore che si ritrova con un animale in meno. Un padre che assiste impotente all’allontanamento di un figlio e poi si accorge di aver perduto anche l’altro. Sono esempi di vita concreta, via via più gravi, di perdite dolorose che Gesù racconta alla gente per parlare dell’amore imprevedibile di un Padre che lascia liberi i suoi figli ma anche li perde. Eppure non si dà pace, li aspetta, li accoglie e li invita alla festa del vivere insieme.
Paolo ne ha fatto l’esperienza: era un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Agiva senza saperlo, lontano dalla fede; ma la grazia del Padre ha sovrabbondato. Perdita e ritrovamento. Con lo stesso dolore dei protagonisti delle tre parabole, noi cerchiamo quello che perdiamo.
Stiamo perdendo la trasmissione della fede. Le tre parabole ci indicano quale deve essere la nostra risposta credente.
La donna mette sottosopra la sua casa per trovare la moneta scomparsa e la trova! Non cede né alla rassegnazione né alla lamentazione. Mettere sottosopra la nostra azione pastorale: mettere al centro il Vangelo, cambiare ciò che non funziona più.
L’agricoltore lascia le sue pecore rimaste e va in cerca di quella perduta: è la “chiesa in uscita” che papa Francesco ci indica come stile della nostra pastorale.
Il padre della parabola rimane in attesa e continua a credere di riavere i suoi figli. Rappresenta la comunità che impara a pregare e a credere che “ciò che tarda avverrà”.