Signore, chi sei?


La parola profetica, forte e decisa, di Giovanni, il battezzatore ora è in carcere. La sua voce è messa a tacere. Il suo invito a convertirsi perché il Signore non ne può più delle cattiverie umane è stato inascoltato.
A questa tristezza si aggiunge, nel silenzio del carcere, un più profondo tormento: «Sarà davvero Gesù il Messia, o mi sono sbagliato a indicare lui? ».
Avere fede non vuol dire avere tutto chiaro, non provare dubbi e domande.
« Signore, chi sei veramente?». Anche Gesù sulla croce ha provato il tormento della fede.
Avere fede vuol dire portare dentro di noi i grandi interrogativi della vita e preferire il tormento dalle domande piuttosto che accontentarci di una vita superficiale e rassegnata.
Questo coraggio di guardare dentro di noi, di trasformare in preghiera i nostri dubbi è quello che l’apostolo Giacomo chiama pazienza: « siate pazienti sino alla venuta del Signore ».
Pazienza vuol dire capacità di affrontare e portare le sfide, le prove e i dubbi che ci fanno male: non lamentarsi continuamente, non sentirci scoraggiati di fronte alle difficoltà.
S. Giacomo, per spiegarsi meglio, fa un esempio: «guardate come fa l’agricoltore! Egli aspetta pazientemente il frutto della terra ».
Si semina il grano in autunno e si aspetta fino in piena estate, secondo il suo tempo. Occorre saper aspettare, saper attendere. È la rassicurazione che i profeti continuamente ricordano: «ciò che tarda avverrà ».
Giacomo mette anche in evidenza un nostro difetto, quello di lamentarci, di vedere le cose in negativo, piuttosto che coglierle nel segno dell’amore e della misericordia di Dio. «Non lamentatevi fratelli gli uni degli altri ».
Questi sentimenti di attesa, di pazienza e di speranza sono indispensabili per prepararci al Natale.
Della gioia di Maria, dei doni dei pastori, del canto degli angeli, non rimane oggi che una debolissima eco, una specie di simulazione, affidata a tanti simboli pagani del Natale. Sono i modi stanchi di vivere, di accontentarci di addobbare case e balconi, di cercare negli sprechi e nelle esagerazioni quella gioia e quel piacere che per lo più ci sfuggono.
Vogliamo impegnarci a recuperare in tutti i modi lo spirito religioso di questa festa che conserva ancora un fascino e una nostalgia incancellabili.
È in questa intimità che possiamo incontrare Gesù e cogliere tutta la novità della suo messaggio e della sua vita.

 




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