Cercare segni di vita


Bisogna cercare il Cristo non tra i morti, ma tra i vivi!
a Pasqua dobbiamo aprire gli occhi, e non vedere più soltanto segni della morte: incominciare a cercare le tracce della vita, andare dietro ai segnali di ciò che è positivo, delle novità più costruttive, dei segni dei tempi, delle tracce di Dio, come dice un autore: “del brusio degli angeli”.
C’è però il rischio che, come è capitato ai primi discepoli, i nostri occhi siano incapaci di riconoscere questi segni positivi. C’è un senso soffocante di smarrimento. C’è troppo dolore, troppa paura.
Oggi abbiamo bisogno di speranza più del pane, più dell’aria. Senza attingere speranza da qualche parte non riusciamo più a vivere, né da soli né con gli altri.
È il dono della Pasqua che questa notte imploriamo.
Il racconto del vangelo rispetta la nostra fatica di credere: non si aderisce tutto insieme, si crede in mezzo a tante incertezze, a piccoli passi! All’inizio non si capiva nulla: una pietra rotolata, un sepolcro vuoto... smarrimento, incertezze. Sembrava tutto un vaneggiamento di donne. All’inizio non si capisce niente, si vede appena.
Il Vangelo rispetta la fragilità della nostra fede ma ci indica nello stesso tempo la strada da percorrere. L’angelo del Signore (il nuovo che irrompe nella storia) suggerisce alle due donne di abbandonare in fretta il sepolcro, perché il Cristo è vivo: “Non temete; andate”.
Pasqua è vincere la paura e ripartire.
Il senso del limite di cui facciamo esperienza in questi giorni può aiutarci a trovare nella fede il risveglio di un comune sentimento di umanità, la volontà di ripartire facendo tesoro di ciò che stiamo imparando in questi giorni. La pandemia ci sta insegnando che la salvezza è nella cooperazione e nella ricerca del bene comune.
È un periodo di grande sofferenza ma è anche una straordinaria occasione di ripensamento. Il futuro sarà diverso da come l’avevamo previsto, proprio per questo dobbiamo avere il coraggio di rifondarlo su categorie nuove
Per vincere la paura però non basta la pacca sulle spalle. Bisogna ritornare all’importanza della vita interiore, del silenzio, di quella beata solitudine, che è la premessa necessaria all’incontro con Dio e, attraverso il Risorto, all’incontro con gli altri, per trasformare la realtà.

 




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