Maria, umile e potente



La liturgia introduce al significato della solennità dell’Assunta con il racconto del popolo di Israele è in festa, che si raduna per trasportare l’Arca dell’Alleanza nel luogo da Dio preparato. L’Arca è il luogo della presenza di Dio. In essa erano custodite le Tavole della Legge. Non si trattava di un insieme di norme anche sagge (i dieci comandamenti) ma molto di più: il patto di alleanza tra Dio e il popolo. L’avvio cioè di un cammino di liberazione, di unione esclusiva con Javhè. In questo percorso della storia, con la nascita di Gesù l’alleanza raggiunge la sua pienezza: Dio si fa uomo! Maria di Nazareth diventa la vera arca dell’Alleanza come la cantiamo nelle litanie.
L’arca portava la Legge, Maria porta Gesù Cristo e diventa modello di ogni incontro con il Signore, l’esempio della beatitudine di coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.
Maria è una donna insieme umile e potente. In lei si concentrano i paradossi del Vangelo: della beatitudine della povertà, del perdere la vita per trovarla, del dare per avere.
L’arca era fatta di legno e di pietra, Maria è la donna della quotidianità. L’arca passando tra la violenze della storia, andrà perduta. Neppure la vita di Maria è stata facile: come le fu predetto: una spada le ha trafitto il cuore.
Oggi tuttavia noi celebriamo la potenza di Maria, quando si è addormentata nella morte.
Gesù è il crocefisso risorto, Maria è l’addolorata assunta in cielo.
Maria è modello: anche la nostra morte apre alla gloria del Cielo, se percorriamo la sua strada di umile fedeltà.
Come? Una risposta possiamo ricavarla dalla tradizione poirinese. L’Assunta è la festa dei fiori. Una sovrabbondanza stupenda a armoniosa dei fiori dei nostri giardini di campagna. E’ tradizionalmente infatti la festa degli agricoltori. Nei nostri giardini sono tanti i generi di fiori dalla rose profumate ai gladioli sontuosi. Qua e là possono spuntare anche i piccoli fiori non coltivati. Gesù li chiamava “i fiori del campo” e aveva per essi un’ammirazione particolare. Questi fiori non si possono recidere, appassirebbero subito.
Forse sta qui il senso dell’Assunzione. Dio non ha voluto che il piccolo-grande fiore di Maria sua Madre, appassisse e, nella sua tenerezza, lo ha accolto nella gloria.
Il fiore del campo rappresenta l’impegno fedele di ogni giorno a immagine dell’umiltà di Maria. Oggi però onoriamo Maria come Vergine potente. Viviamo un tempo particolare della nostra storia. Abbiamo bisogno di potenza: ci sentiamo poveri, minacciati, indifesi, disorientati. Si diffonde la sensazione di essere senza speranza e senza futuro. In momenti come questi la nostra città si è sempre stretta nella venerazione di Maria, si è messa alla sua scuola. Maria è potente in cielo ma è anche speranza per la terra. Il suo cantico, sintesi del messaggio profetico, riguarda anche come vivere sulla terra. Ci ricorda che l’onnipotente, il santo “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi”.
Siamo arrivati al punto, nell’evoluzione della nostra storia, dove è diventato evidente che il cambiamento radicale del mondo può prendere inizio solo dalla nostra vita quotidiana. Solo dal basso si possono cambiare le cose: dagli umili che si innalzano (si mobilitano), dagli affamati che ritornano all’essenziale, dai poveri che si piegano all’invidia dei ricchi.
Ancora quest’anno Poirino si raccoglie intorno a Maria, da lei otteniamo il coraggio di assumerci la nostra responsabilità di cittadini e di credenti.

 




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