La festa della vita
Io vivo e voi vivrete.
L’amore per la vita rende vivi. L’eterno, vissuto in questo amore, costituisce la festa della vita. La fede autentica è la festa della vita, la speranza cristiana l’anticipo della gioia del futuro. La preghiera è innanzi tutto l’esultanza per la felicità dell’esistenza. “In alto i cuori!” sollecita la liturgia. “E vi fu grande gioia in quella città”. L’amore è la gioia in una vita riempita da Dio. Che altro aspetta Dio, il cui nome è “amore” che la felicità di chi ama gratuitamente e prima di ogni risposta? Dio non ha bisogno di nulla, neppure della lode, ma trova gioia nel cercare i perduti. “Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti”. Per questo Gesù era “amico di peccatori” (Lc 7,34). Con essi celebrava il banchetto messianico, l’invito esclusivo a “entrare nella gioia del Signore”. Perdonando il peccato restituiva dignità, valore e stima. Accogliendo gli scartati ridonava nuove possibilità di vita. L’attenzione che dimostrava per i disprezzati testimoniava il diritto della grazia, la premura per gli emarginati spiegava il diritto dell’amore.
Il nostro compito consiste nel fare come faceva Gesù. Questo significa la parola “cristiani” come ad Antiochia hanno chiamato i discepoli del nazareno. Coloro che fanno come lui. Pronti sempre a rispondere a chiunque ci chiede ragione, ci ricorda Pietro, con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, per mantenere una buona condotta in Cristo.
Il Cristo c’è, rimane con noi nell’Eucaristia che celebriamo fino al suo ritorno!
C’è mediante il suo Spirito: lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere
perché non lo vede e non lo conosce.
Non siamo orfani. Non abbiamo nulla da temere. La forza invincibile dell’amore ci rende irriducibili alla rassegnazione. Amare significa infatti accogliere i suoi comandamenti e osservarli.