Come bambini
In nessun giorno dell’anno il nostro desiderio di pace e di protezione è tanto grande quanto alla vigilia del Natale.
I nostri ricordi si spingono indietro fino ai tempi in cui noi stessi da bambini abbiamo sperimentato o, almeno, atteso pace e protezione. Ci preoccupiamo tanto di dire alle persone a cui ci sentiamo legati che le amiamo e di chiedere con tutto il cuore il loro amore.
Abbiamo bisogno del senso di pace e di sicurezza e non lo troviamo in altro luogo al mondo che non sia il cuore di altre persone. Ce la mettiamo tutta per essere degni di amore.
La semplice verità di questi giorni prenatalizi è lasciarci vivere come bambini e restituirci l’opportunità di diventare bambini.
Come insegna la prima lettura abbiamo bisogno di una casa solida e stabile, dove sentirci figli. Quando ci sentiamo amati comprendiamo anche noi, come capì Maria che “nulla è impossibile a Dio”. Avvenne così anche per Elisabetta che incontrando Maria, la chiamò così: "Benedetta tu tra le donne!".
Rivolgerci all'Altro e dirgli "Tu sei per me una benedizione!" è l'inizio della vita nuova attesa a Natale. E' la scoperta della gratitudine per l’esistenza dell’altro in cui Dio si esprime e si manifesta: nell’atteggiamento di gratitudine a Dio per aver creato gli altri (anche il nemico!) ritroviamo nell’altro il bambino. Ci rifiuteremo di accettarlo a determinate condizioni e di respingerlo in base a un nostro sentire. Sapremo quanto siamo legati a lui e quanto il suo essere tocchi il nostro cuore. Ovunque gli uomini si fondono nell’amore, Dio prende di nuovo dimora in questo mondo tra di noi.
Il cuore umano è capace di diventare per l’anima dell’altro la mangiatoia in cui questi può incarnarsi, prendere forma e vivere.
Questo incontro significa ritornare bambini, senza pretendere troppo da se stessi e dagli altri. Gesù poneva i bambini come modelli del credente per la loro capacità di affidarsi totalmente. Come fece Maria: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".