Splendere come il sole!
Educare al giusto
I figli hanno continuamente bisogno di conferme, di essere sicuri che i genitori si interessino a loro e che li approvano. Per crescere e camminare da soli bisogna sentirsi incoraggiati. Ci vuole qualcuna che dica: “Bravo!”, quando è il momento giusto. Al codice materno si affianca quello paterno: alla fiducia, suggerita dalla tenerezza, si accompagna la stima che comunica l’orgoglio della vittoria contro le difficoltà, che riconosce la fatica profusa e conferma la persona in base ai risultati ottenuti. Quanto più le scelte sono impegnative, (la prima infanzia è ricca di prove difficili: i primi passi, le prime parole, le prime azioni autonome...) tanto più si sente la necessità di una rassicurazione. È necessaria una guida che indichi con chiarezza ciò che va fatto e, poi, ritorni a verificare com’è stato fatto. I risultati raggiunti vanno riconosciuti per far crescere l’autostima dei figli. Per questo è importante “fare festa” per la fatica impiegata, per le prove superate, per i frutti maturati. Il modo tradizionale della conferma consisteva nella distribuzione di "premi" e "punizioni". Oggi possono cambiare i vocaboli e le forme, ma la sostanza profonda del bisogno di essere approvati rimane.
L’approvazione e l’incoraggiamento di cui i bambini hanno bisogno, si trasmettono attraverso le piccole ritualità familiari che riconoscono la buona volontà dimostrata, lo sforzo profuso e i risultati ottenuti. Ci vogliono “colpi d’ala” che facciano riprendere il volo, quali sono le espressioni di approvazione e plauso: “bravo”, “grazie”, “sei stato grande”…
Le ritualità dell’opera compiuta festeggiano i figli “obbedienti”, coloro, cioè, che hanno assunto responsabilmente i compiti della vita quotidiana. I risultati, semplici o impegnativi, che i bambini ottengono, devono sempre essere festeggiati in famiglia, in comunità, a scuola. La festa, infatti, spezza la quotidianità e rende chiaro il fine, così come ogni risultato acquisito indica un “oltre” che si sta raggiungendo, un passo in avanti compiuto.
I bambini non hanno solo bisogno di essere stimati e ammirati per le loro piccole imprese. Hanno, ancor più, bisogno di essere rassicurati circa la fiducia che i genitori ripongono nella loro persona. I figli sono confermati nel loro valore personale ogni volta che si sentono considerati, trattati, apprezzati prima e di là dai risultati conseguiti o indipendentemente dai tratti del carattere, dalle caratteristiche personali, dal giudizio che possono ricevere da altri. I genitori non si propongono di far crescere un bambino “speciale”, ma neppure sono disposti ad accontentarsi della sua mediocrità. Comunicano con coerenza il sano orgoglio di farcela, incoraggiano la realizzazione dei compiti quotidiani. S’ispirano al sano principio dell’“autonomia precoce”: tutto ciò che il bambino può fare da solo, senza strafare, lo deve fare. Insegnano ad affrontare la fatica e la sofferenza con tranquillità, come cose naturali, senza lamentarsi. Lo allenano anche a sopportare i piccoli disagi o malanni fisici, senza abusare dei farmaci, senza cercare subito palliativi.
Educare alla vita interiore
L’educazione familiare accompagna i figli ad assumersi, per gradi, la responsabilità circa ciò che è giusto.
Base sicura non sono solo le garanzie affettive e i segni dell'amore e dell'accudimento, ma anche la possibilità (la fortuna) di abitare una casa a misura di bambino. La premura dei genitori cerca di rendere più protetto, meno complesso e difficile l'ambiente, perché sia vivibile, semplice, adatto alle esigenze dei bambini. Anche la casa è un grembo “materno” che custodisce e rigenera la vita con il calore che offre e la sicurezza che garantisce, con l'avvolgimento affettivo, attento e sollecito. Le mura domestiche offrono tutto questo e, insieme, tracciano i confini con ciò che è “fuori” (la scuola dei figli, il lavoro dei genitori, gli impegni) perché progredisca e si mantenga la casa interiore. A immagine dell’amore custodito tra le mura domestiche, il bambino impara a credere e a riconoscere la misteriosa presenza dello Spirito. Gradualmente si apre alla sua vita interiore da difendere, custodire, alimentare nel silenzio, nella preghiera, nel dono di sé. La vita interiore è la conseguenza della graduale presa di coscienza che il proprio corpo è divenuto Tempio” di Dio, abitazione dello Spirito Santo. Rassicurati circa il proprio comportamento giusto, i bambini si percepiscono più forti; possono accettare di stare soli. Diventano quindi capaci di silenzio. La catechesi li aiuterà gradualmente a comprendere che sentirsi abitati da Dio è la forza segreta che rende buoni. “Io, infatti, non sono buono, Dio solo lo è, se mi lascio guidare da Lui, anch’io lo divento”.