Il terzo


Perché la vita è così dura? Perché tutte le cose belle sono così difficili? Perché sempre problemi e contrarietà? Perché anche le esperienze più sacre della vita, come i nostri affetti, sono piene di imperfezioni, conflitti, delusioni? Perché ogni ambito della nostra vita appare come un orto dove lavoriamo per far crescere buone sementi ma è sempre tutto invaso da malerbe e infestanti?
Destino? Invincibile effetto della fragilità e imbecillità umane?
No. La sorprendente risposta di Gesù conduce altrove. Non esistiamo solo noi e la realtà, noi e gli altri. C’è in mezzo un terzo, un nemico. La vita umana (e anche la natura) è costantemente perturbata dalla presenza di questo terzo che Gesù nomina continuamente. A volte lo chiama dominio del male, altre volte “diavolo”, colui che divide e porta scompiglio. Spesso lo indica come “satana”, l’ingannatore, che ti porta a fare quello che non vuoi, se non stai attento. Agisce infatti di notte, quando “si dorme” e cala la vigilanza. Esattamente come Pietro scriveva ai credenti: “Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo” (1Pt 5,8-9). La vita è dunque una lotta, una battaglia buona, di cui l’eucaristia è il “pane dei forti”. Questa visione drammatica della vita, in realtà, è un messaggio di speranza e di liberazione. Non siamo schiavi di un destino e non siamo condannati alla mediocrità. Siamo chiamati alla santità. La lotta quotidiana contro il male potente e organizzata rende grande e potente la vita.
Altra sorpresa: non serve sradicare la zizzania. Il danno sarebbe peggiore del rimedio. Occorre conviverci e impararne la lezione. Il potere del male si trasmette infatti attraverso le persone; tuttavia si lotta contro il male, non si eliminano i peccatori (dovremmo infatti incominciare da noi!). Discernere il bene dal male è nostra responsabilità (“E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” Lc 12,57) ma giudicare i colpevoli davanti a Dio è compito suo (“Non giudicate, per non essere giudicati” Mt 7,1). La nostra risposta anche davanti al malvagio è la misericordia, come la dona il Padre.
Notiamo la saggezza della parabola. Nel campo coltivato anche le infestanti svolgono un servizio: fanno vedere all’agricoltore intelligente qual è la condizione del terreno, quali sono le sue carenze e i suoi difetti. Proprio come in famiglia (o nella comunità e nella società) i genitori rinunciano a pensare il loro figlio come “perfetto” piuttosto imparano dalle sue mancanze a individuare la sue “zone d’ombra” dove intervenire con la correzione educativa.
Più leggiamo il vangelo, più troviamo la saggezza della vita!

 




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