L'opera della grazia
La fede è il più grande aiuto che abbiamo per vivere ma, al tempo stesso, avere fede in Gesù e agire di conseguenza rende la vita più difficile. Gesù ha vissuto e ha praticato sempre l’amore, l’amicizia, la fraternità verso tutti. Eppure era continuamente criticato e osteggiato dalla persone di potere. Aveva tanti nemici. Ha sperimentato spesso anche l'incomprensione dei suoi. Ha vissuto momenti di totale solitudine, ha pianto sulla sua città, si è indignato osservando come era trattata la casa di Dio. La sua parola e la sua azione, infatti, contestavano i comportamenti contrari alla giustizia e all’amore. Fare il bene è una missione pericolosa. In un mondo avido e perverso il giusto è un estraneo e disturba (come abbiamo ascoltato dal racconto di Geremia). Chi pensa solo a sé, chi fa i suoi interessi sembra apparentemente più tranquillo. In realtà la sua vita è vuota di senso, è chiusa in sé. Conoscerà dei piaceri ma non la felicità.
Con decisione oggi la parola di Gesù ci incoraggia: "Non temete gli uomini” Non lasciatevi condizionare dalle loro minacce. Il suo messaggio disarma ogni violenza: “Non resistere al malvagio”, “Porgi l’altra guancia”. Basta la dignità di persone libere: “Non abbiate paura, voi valete”.
La forza di questa libertà è contagiosa: “Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti” Così San Paolo sintetizzava la regola evangelica della vita sociale.
Questa pace si costruisce moltiplicando le relazioni di fiducia.
Siamo in un momento difficile nella storia del mondo, per la pace, per l’ecologia, per l’economia. La soluzione a queste sfide si cerca insieme, moltiplicando la fiducia, credendo che in ogni persona c’è una traccia di bene.
In questa eucaristia, i legami della fiducia ci vengono dati da Gesù che ci offre la sua pace che condivideremo.
La fiducia, però, è un bene fragile e rischioso che ha sempre bisogno di prove e può essere persa d’improvviso. Bisogna ricostruirla sempre.
Nel Vangelo ci viene aperta una prospettiva più ampia: la speranza. “Siamo preziosi per Dio. Lui conta perfino i nostri capelli”
La fiducia suggerisce al bambino che non riesce ad addormentarsi di dire alla mamma: “Se tu mi stai vicino, io non ho più paura”. La speranza non pone condizioni: “Qualunque cosa mi possa accadere, io so di essere al sicuro”. Nell’Eucaristia questa speranza ha solide basi: la risurrezione di Cristo. In questo momento la liturgia della terra si unisce a quella del cielo. Siamo uniti ai nostri cari! C’è vita oltre la morte! Ciò che viviamo in questa liturgia possiamo dirlo in pieno giorno, come ci chiede Gesù.
Anche la speranza tuttavia è fragile, presuppone molta fede e una continua vigilanza.
C’è qualcosa ancora più grande che possiamo vivere adesso: sentirci amati da Dio e rispondere a questo amore.
Nella misteriosa sicurezza della fede, la fiducia è totale perché è Amore. Nessuna notte può più fare paura. Teresa di Gesù si è espressa così: “Mio Dio, non mi accordare nulla, anche se imploro, l’amore che ho per Te non ha bisogno di speranza”. Il nostro Io francamente non può formulare una tale preghiera. Ci sentiamo spesso perduti e possiamo solo domandare, implorare. Ma, se Dio vorrà, troveremo pace quando proveremo un amore così forte da non avere neppure più bisogno di sicurezze. Ci basterà amare, momento per momento.
Fiducia, speranza, amore. Sono i doni dell’Eucaristia. Sono anche il percorso di vita del credente. Se costruiamo legami di fiducia, là dove viviamo, potremo celebrare coerentemente la vita oltre la morte, vivendo la domenica, giorno della risurrezione. Se abbiamo questa speranza, potremo sentire in noi che l’unica cosa che conta è amare.