Natale 2020: attesa, speranza, coraggio


Aspettiamo e celebriamo il Natale accompagnati da domande, inquietudini e pene che ci rendono più riflessivi e meno disposti a lasciarci assorbire dalle esteriorità che normalmente affollano queste festività. Ogni famiglia conosce almeno una persona della propria cerchia di conoscenze che è stata più o meno gravemente toccata dalla recrudescenza della pandemia. Ci sono stati lutti, ricoveri, quarantene. Abbiamo tutti sperimentato ansia, angoscia, tristezza.
Come imparare da ciò che è accaduto e sta accadendo? Che cosa rivedere e abbandonare dei nostri modi di vivere? Che cosa far crescere? Come trasformare tanta tristezza in un’occasione per rigenerarci e non per immiserirci? Come trasfigurare il pensiero della morte in cura della vita? Come vivere le nostre fragilità e vulnerabilità, una volta imparato ad accettarle? Quanto siamo disposti a rispettare e onorare ogni singola vita?
Dopo lo shock dell’esposizione al pandemia, che tante volte i poirinesi nella loro storia hanno dovuto affrontare in forme simili e ancora più drammatiche, la rimozione di queste domande non è più possibile.
La nostra situazione era già prima segnata da tante ombre. Sotto i colpi del Covid, le crepe sono diventate voragini. Le preoccupazioni sono trasversali a tutte le età e le condizioni. Sul piano sanitario, fragili sono gli anziani, sul piano economico sono i giovani.
Dobbiamo resistere. Il tempo della pandemia richiede intelligenza e collaborazione. Non meno difficile sarà il post Covid, alle prese con un’economia disastrata.
La religione non rende più facile la vita, ma la sventura e il suo dolore, portati con coraggio e fede, possono trasformarsi in risorse. La fede è il più grande aiuto per vivere. È uno sguardo diverso, gettato sull’avventura umana. La vulnerabilità, così distante dalla potenza e dalla fantasia del benessere, non è solo negatività. La fragilità custodisce valori essenziali per l’umano, come la sensibilità, la delicatezza, la dignità, l’intuizione dell’indicibile e dell’invisibile. La vulnerabilità ci rende solidali verso gli altri e nei confronti di ogni creatura. Anche la natura è fragile, sottoposta com’è alla caducità e alle catastrofi.
Nei tempi del benessere spensierato si cercava solo la crescita, la volontà di espansione. Le dimensioni spirituali della vita non erano considerate alternative credibili. È una cultura povera quella in cui siamo cresciuti, un mondo che non ha saputo elaborare pensieri sull’invecchiamento e sulla morte. I deboli sono diventati invisibili, sgraditi, messi da parte.
Il tratto distintivo di quell’epoca, in cui siamo ancora immersi, era l’incuria. L’indifferenza e la perdita della sensibilità ci rendono incapaci di considerare l’impotenza, la malattia il fallimento, la morte.
Diventati più consapevoli del valore della vita e di ciò che la rende degna, possiamo ripensare il senso dei nostri legami. Nelle scene drammatiche della pandemia, che sono ogni giorno nei nostri occhi e nei nostri pensieri, abbiamo compreso che ciò che fa la differenza per sé e per gli altri è la cura.
Se pianto un fiore e non lo curo, secca. Se inizio storia d’amore e non la curo ogni giorno, tramonta. Se metto al mondo un figlio e non me ne prendo cura, creo disastri. Se fondo impresa e non mi preoccupo della sua sostenibilità, la destino al fallimento. Curare è dare un altro valore al tempo e trasformarlo in pazienza (l’ammirevole pazienza dei genitori, degli innamorati, degli amici). Ci si sporcano le mani a prendersi cura. Si fa fatica, ma si trova il segreto della vita. Dobbiamo imparare a fare l’elogio della cura, a non invidiare chi fa fortuna pensando solo a sé. Quella non è vita.
Prendersi cura è accarezzare, prendere in braccio, pazientare in attesa. La cura è l’unione del corpo e dell’anima. È sperimentare una gioia che nessun successo, nessuna carriera potrebbero dare. Studi delle neuroscienze hanno mostrato che cura e dedizione possono motivare gli umani con un’intensità pari all’esaltazione che danno il potere, il successo, il consumo. Potere e cura sono i due estremi in cui possiamo collocarci.
Chi celebra il Natale del Signore non ha dubbi dove stia la vita degna di essere vissuta.
Per questo, proprio nel 2020, potremo vivere uno splendido Natale.

 




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