Gesù felice


Oggi è la festa di Gesù felice. Nel suo discorso di addio ci offre come dono particolare ed estremo la sua pace: “Vi lascio la pace, vi dò la mia pace”. Pur davanti all’angoscia della morte, chiede ai discepoli di essere forti, di superare timori e turbamenti: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. Se si ama si è felici, come Lui, che va al Padre ma rimane a farci compagnia attraverso il suo Spirito che “vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. La pace è il nome ebraico della felicità. È anche il segno della comunione che ci scambiamo nel rito eucaristico. Il segno della pace è anche un piccolo scambio di felicità.
Non siamo abituati a pensare a Gesù felice. Ci viene più immediato pesarlo sofferente in croce. È il crocefisso il segno distintivo del cristiano, dalla croce, dono supremo d’amore, è venuta la salvezza. Sulla croce però Gesù ci è stato poche ore; nella gioia invece ha dimorato tutta la sua vita.
Gesù è stato l’uomo più felice del mondo. I vangeli sono quattro racconti brevi, essenziali, ma la testimonianza della sua felicità emerge preminente. Alcuni segni ne danno testimonianza costante. Gesù era sempre attorniato dai bambini che per le strade e nelle piazze lo cercavano e lo seguivano. I piccoli sono grandi intenditori della qualità umana degli adulti e la leggono attraverso la loro felicità, segno inequivocabile dell’affidabilità. Gesù aveva tanti amici, uomini e donne, con i quali condivideva affetti, pasti, avventure. Amava tanto la natura e insegnava a godere delle cose semplici, essenziali e necessarie della vita. Se si considerano con attenzione le parole di Gesù emergono alcuni particolari interessanti. Gesù nomina ventinove generi di animali diversi (l’asino, il bue, la pecora, il cammello, il pesce, lo scorpione, il corvo, la volpe, il verme…). Gli elementi della natura (almeno ventitré) sono spesso richiamati come la cornice dei suoi racconti e discorsi: l’acqua, il vento, la tempesta, il sole, la luna... Spesso parla degli oggetti familiari, quelli che si trovano nelle case il tema delle parabole: il vino, il pane, l’olio, il lievito, il profumo, le macine del mulino. Ne sono accennati almeno una trentina. Si accenna a ventinove generi di piante: il grano, la vita, il fico, la paglia, il sicomoro, la menta, l'aneto, il cumino… Gesù annunciava Dio parlando delle cose che danno felicità.
Ci sono stati secoli nella storia dell’arte cristiana in cui si rappresentava Gesù in croce sorridente. Certo, il dolore lancinante di quel supplizio disumano non poteva permettere il ridere, ma come dire che Gesù è stato l’uomo felice per eccellenza e fino alla fine?
Il risus paschalis, (Barzellette, battute, satira, parodie durante le omelie pasquali) ampiamente attestato in molte chiese cattoliche a partire dal XIII secolo, è durato per secoli, arrivando fino alle soglie del Novecento. Come testimoniare in altro modo che la vita di Gesù è stata veramente buona, bella e felice? Non certo con le liturgie sciatte e senza emozioni. Seguire Gesù immaginando costantemente la sua felicità fino a imitarla: ecco lo stile di vita che evangelizza il mondo. Pur consapevoli che la cattiveria non sopporta le persone felici perché le invidia, fino a farle morire.

 




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