Le cose sacramento
Il cuore del vangelo è la trasfigurazione di tutto l’essere in Dio e la divinizzazione dell’umano. La destinazione della creatura umana è diventare immagine e somiglianza divina. Non solo stare davanti a Lui ma diventare come Lui. Ammettere la propria miseria, tendere alla pienezza e accoglierla in misura gradualmente maggiore significa, infatti, diventare capaci di cose divine. Le cose non solo cose, non sono pura materia, sono segni della tenerezza con cui Dio ama e provvede con abbondanza di Padre. Il credente le considera come intermediari del valore della vita e delle relazioni.
Nel vangelo delle parabole le cose sono “sacramento”, richiamo, indicazione, strumento.
Sono “piene” di Dio: immanenza che fa segno alla trascendenza. Paolo interpretare il mistero di Cristo come punto centrale di riferimento della creazione: egli chiama all’esistenza ciò che non esiste (Rom 4,17). Le cose sono preziose perché tutte sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. (Col 1,16). Nessun panteismo stoico, nessuna mistica compenetrazione, ma opera di Dio personale. Create per la loro destinazione: tutte le cose saranno ricapitolate in Cristo (Ef 1,10). Si può quindi tendere a Dio attraverso il mondo materiale (Rom 1,19). C'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui (1Cor 8,6). La materia è il luogo della vicinanza di Dio, dove Cristo chiama alla comunione e intimità con Lui (Gv 1,3: senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini), senza confusione, senza separazione. Tutto ciò che esiste è in Cristo. Senza logos e senso divino non è stato fatto nulla. Le cose sono dono sacramento, miracolo, mistero, segno sacro della presenza amica di Dio con l’umanità.
Il rispetto è dunque il vocabolario minimo dell’accostarsi alla natura. Dove non c’è rispetto, la vita è sempre ferita, umiliata. La riverenza verso le cose nasce dall’intuizione che la creazione è in rapporto di Alleanza con Dio. Lo splendore delle cose scaturisce del loro essere create in Cristo.
“Il Verbo di Dio, immateriale e privo di sostanza corruttibile, si stabilì tra noi, anche se prima non era lontano. Nessuna regione dell’universo infatti fu mai priva di lui, perché esistendo insieme col Padre suo riempiva ogni realtà della sua presenza” .
Come la luce è incorporata nel fiore, così Dio è presente nelle cose. Lo sguardo mistico vede Dio in tutte le cose e tutte le cose in Dio. Dio è solo “oltre” ma anche “dentro”. La sua presenza ci penetra. È la stoffa di cui sono fatte tutte le cose: “Di te altissimo porta significazione.”
Il Cristo cosmico riunifica la natura per consegnarla al Padre. Egli è il grande compositore che vuole il buon fine del creato. È la meta cui tutto confluisce. Con Lui, la presenza di Dio è ovunque: vedo spuntare un germoglio, lì c’è Cristo. Rendo fertile il suolo, Cristo è in quel terreno. Rispetto gli animali, lì incontro il Cristo. Ogni cosa nel suo ordine, al cui culmine c’è l’umanizzazione. Tutto è stato fatto in Cristo, ogni cosa nella sua dignità di creatura, minerale, vegetale, animale, umana. Tutto destinato a Lui. Stupenda è quindi la meta, ma anche la strada che giunge. Quale senso hanno le cose di Dio? Disseminate lungo la strada? Solo il male è negativo. Tutto è grazia.