L’adorazione cambia il mondo.
Gesù è sempre all’opera. Lo invitano a una festa e lui partecipa volentieri ma non sta in silenzio: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto…”. Sa di essere sotto controllo (“la gente stava ad osservarlo”) ma non desiste nella sua provocazione: “quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi…”. Per Gesù l’umiltà è la base dell’umano. Non si tratta di un’etichetta di buona educazione: “quando sei invitato, va’ a metterti all'ultimo posto” ma di uno stile di vita costante e coerente, come tutti riconoscevano in Gesù, “mite e umile di cuore”. Come fa l’umiltà ad avere la potenza di capovolgere un costume: “chi si umilia sarà esaltato”? L’umiltà, base dell’umano, nasce dal confronto con la grandezza di Dio: "Grande è la potenza del Signore!" (Sir.). Ci accostiamo: “al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli” (Eb.). E’ come entrare in chiesa e trovarsi senza mediazione, direttamente davanti al Santo dei santi, come all’ascolto delle parole del testamento di Gesù: “questo è il mio corpo offerto per voi”. La fede consapevole può solo pronunciare le parole di Giobbe: “Sono ben piccino… mi porto la mano alla bocca…”. L’umiltà nasce dall’adorazione. È rimanere senza parole davanti allo straordinariamente grande e sentirsi piccoli piccoli, fatti di terra (umile deriva da humus, terra). Siamo continuamente immersi in esperienze che se siamo attenti e vigili ci fanno sentire piccoli, emozionandoci fino alle lacrime. Come davanti al cielo stellato, all’infinito sopra il nostro capo e sotto i nostri piedi. Chi sono io davanti all’universo? Per indicare ciò che è al di sopra delle nostre capacità di comprensione, che ci sovrasta e ci schiaccia, esalta e insieme umilia noi usiamo la parola ”sublime” che significa estremo, ciò che sfiora il limite. Una foresta che brucia (per l’imbecillità umana), un vulcano che esplode, un uragano che impazza... La nostra mente regge lo sconvolgimento di un terremoto appena pochi secondi, poi cade in preda al panico, immobile come un grumo di terra. Ancor di più, quando una malattia mortale entra nella nostra carne e ci sconvolge. Non c’è scampo: o impazzisci o diventi umile. Nel sublime tocchiamo la verità: siamo nulla. Eppure, proprio in quel nulla siamo giganti: abbiamo una mente, un cuore, un’anima! Non è così per la foresta, il vulcano, l’uragano… per alcuna altra creatura (a nostra conoscenza) che compone l’universo sconfinato. Adesso possiamo capire il vangelo di oggi. Nell’abisso dell’umiltà (umiliazione) tocchiamo la nostra grandezza (esaltazione): l’umano! Ciò che conta è l’umano. Quello che splende negli umili: “poveri, storpi, zoppi, ciechi che non hanno nulla da ricambiarti”: un umano talmente luminoso che non ha bisogno di aggettivi perché ingannevoli e devianti (bello, ricco, potente...). Chi diventa umile si identifica con gli umiliati e non cade più nel tranello degli esaltati.
L’adorazione cambia il mondo.