La fede che tocca il corpo


Le celebrazioni eucaristiche estive proporranno per diverse domeniche la riflessione sul capitolo sei del vangelo di Giovanni. Entrare in questa meditazione è di grande aiuto sia per approfondire la fede sia per prepararci al nuovo anno pastorale.
La riflessione del vangelo si sviluppa dal racconto della moltiplicazione dei pani. Una folla numerosa segue Gesù a causa dei segni straordinari che egli compie sui malati. Il Maestro non separa mai le parole dai fatti. Conosce bene le preoccupazioni della gente: le urgenze del corpo e la liberazione dalla malattia. Il primato va riconosciuto all’anima (“Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?” Mt. 16,26) ma il percorso che giunge all’anima passa attraverso la risposta a bisogni concreti e materiali.
La fame della gente è l’immagine di una domanda più profonda, è il simbolo del desiderio di vivere in pienezza (la felicità). Il segno non si esprime solo con le parole, richiede la concretezza materiale. Per noi è rilevante solo ciò che tocca il corpo.
Dio non può essere rappresentato se non attraverso il corpo e la percezione emozionale che percepisce il suo mistero.
Il vangelo si diffonde solo se è percepito e vissuto come “bello”.
L’esperienza di sovrabbondanza è vissuto come un evento strepitoso non solo per la moltiplicazione del pane, ma più ancora perché il dono condiviso diventa un fatto di condivisione e di fraternità .
Oggi credere non è più immediato; è piuttosto una scelta da rinnovare costantemente.
Non è più una decisione che si compie una volta per sempre, ma è un percorso graduale dove si progredisce insieme.
La comunità credente accompagna questo cammino quando offre stimoli concreti ed efficaci per rinnovare ogni giorno l’attesa di Dio e prepararne l’incontro.

 




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