Forza sensibile e misteriosa


Luca descrive la venuta dello Spirito (Atti 2,1-11) utilizzando i simboli classici che accompagnano l’azione di Dio: il vento, il terremoto e il fuoco. Nel suo racconto c’è un simbolo in più: le lingue si dividono e si posano su ciascuno dei presenti, cosicché «incominciarono a parlare in altre lingue». Con questo diventa chiaro il compito di unità e di universalità a cui lo Spirito chiama la sua Chiesa. Luca si dilunga anche nel dire che la folla accorsa era composta di uomini di varie nazionalità (2,19-11). E aggiunge: «Ciascuno li sentiva parlare nella sua propria lingua» (2,8). È come dire che lo Spirito non ha una sua lingua, né si lega a una lingua o a una cultura particolare, ma si esprime attraverso tutte.
Ognuno nativo nella lingua dell’altro: non si può esprimere in modo più forte la nostra possibilità di universalismo e di empatia che lo Spirito rende possibile.
Con la venuta dello Spirito a Pentecoste e la nascita della comunità cristiana inizia in seno all’umanità una storia nuova, rovesciata rispetto alla storia di Babele.
Lo Spirito trasforma un gruppo di persone racchiuse nel Cenacolo, al riparo, in testimoni consapevoli e coraggiosi. Apre i discepoli sul mondo e dà loro il coraggio di proporsi in pubblico, raccontando davanti a tutti «le grandi opere di Dio».
Anche nel breve passo evangelico di Giovanni (20,19-23) è detto che lo Spirito ricrea la comunità degli apostoli e l’apre alla missione. Con più precisione di Luca, Giovanni afferma che lo Spirito è il dono del Cristo: «ricevete lo Spirito Santo». Gesù risorto non soltanto dona lo Spirito in vista della missione, ma anche in vista del perdono dei peccati. Viene da Giovanni posta una stretta relazione fra lo Spirito, la comunità dei discepoli e il perdono. La remissione dei peccati è una trasformazione che solo lo Spirito può compiere. Ma chi è lo Spirito Santo? Come descrivere la sua presenza? Come immaginare la sua azione?
Non abbiamo nella Bibbia nessuna descrizione se non per immagini e metafore.
Vento e fuoco, rombo improvviso, dolcezza di colomba, olio che impregna, profumo che inebria... Dolcezza ed ebbrezza. Immagini, non concetti. Lo Spirito Santo si sente, non si spiega; si percepisce non si comprende. si vive, si sperimenta.
Ciò che non riusciamo a immaginare, infatti, non riusciamo a pensare
Dalla Parola proclamata nella ricca liturgia pentecostale possiamo individuare quattro “quadri dello Spirito”, dove esercitarci a “sentire” la sua presenza.
Innanzitutto l’efficacia dei sacramenti: le mani stese su pane e vino, dove l’azione dello Spirito opera il cambiamento nel corpo reale di Cristo. L’invocazione al Padre perché lo Spirito faccia della variegata assemblea che prega un corpo solo e un’anima sola.
L’azione dello Spirito si “sente” quando ci sentiamo toccati da ciò che la fede ci fa vivere.
Un altro quadro ove sentire lo Spirito in azione: quando siamo di fronte (a casa nostra o in qualsiasi altra occasione) a una persona che ha bisogno di noi e noi ci fermiamo, vinciamo le resistenze e le ritrosie e ci chiniamo su una piaga, ci pieghiamo al servizio e alla cura, ci dedichiamo a chi attende aiuto, ci doniamo all’altro.
L’azione dello Spirito si “sente”: è più ciò che riceviamo di quanto doniamo. Il dono e il servizio che restituiscono un’esperienza di gioia che l’autorealizzazione non conosce.
Oggi abbiamo molte più conoscenza dei tempi di Paolo per sentirsi ammirati dello splendore dell’universo e impauriti dello smisurato dello spazio e del tempo. La scienza osserva e conclude (senza averne prove assolute): tutto e solo caso e necessità. Il credente vi coglie invece le tracce dello Spirito che riempie l’universo. Ne “percepisce” la presenza nell’emozione che lo spinge all’adorazione e alla riconoscenza.
Un ultimo quadro: come a Pentecoste lo Spirito ci fa sentire nativi nella vita degli altri. Noi siamo individualisti e autocentrati, resistiamo all’incontro e al dono. Quando non ci rassegniamo alla nostra tendenza ma sforziamo di aprirci agli altri, lo Spirito ci prende e ci trasforma. Può fare di noi una comunità, unita nelle sue differenze, un popolo solidale nella sua azione. Come l’olio del sacro crisma che impregna e inebria del suo profumo, lo Spirito sensibilmente e realmente santifica e trasforma con la sua forza misteriosa.

 




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